Lo sfinimento fisico e psicologico che avviene in campo professionale si stima riguardi 1 lavoratore su 5; è un reale pericolo per le imprese e i dipendenti; tuttavia, non è una fatalità e si può prevenire. Burnout, letteralmente, significa “motore fuso” : è un male che corrode il mondo del lavoro, un mondo diventato estremamente esigente.
Fattori principali
Persone a rischio
Fattori di rischio legati all’impresa
Ciò che segue è successo a una persona che occupava un posto di rilievo in una società multinazionale:
“Una mattina mi sono svegliato e mi sono trovato completamente paralizzato: non riuscivo ad alzarmi dal letto né a muovermi. Mi ci sono volute settimane per ritrovare la mobilità”. In seguito a questo avvenimento, questo individuo ha deciso di trasformare questo down in una forza, fondando una società di coaching e aiutando così individui e imprese a evitare lo sfinimento professionale. In Svizzera il burnout interessa il 20% della popolazione, in Italia circa il 30% anche se non ci sono dati statistici confermati perché, come per altri fattori (il mobbing, le avances sessuali) si tende a nascondere e a non evidenziare un malessere che – ignorato- diventa più grave. Da qui l’importanza di agire per prevenire un male che, per le persone e per le aziende, ha un costo decisamente elevato, sia sul piano economico sia su quello umano.
Che cos’è lo stress
Lo stress, ma soprattutto l’incapacità di “evacuare” lo stress, è uno dei fattori base. Per stress s’intende la risposta del corpo a una situazione vissuta come “intensa” (dal matrimonio alla separazione, dalla promozione al fallimento di un progetto..).
Il corpo umano produce sostanze che entrano in circolo nel sangue, per sostenere una situazione che richiede un “surplus” di energia, attenzione, ecc. , per un lasso di tempo determinato.
Alla fine della situazione definita come “stressante”, il corpo deve potersi rilassare e smettere di produrre tali sostanze. Normalmente ciò non avviene, e contemporaneamente si continuano ad avere effetti secondari come la difficoltà a dormire, disturbi digestivi, aumento del battito cardiaco, irritabilità, stanchezza, ecc. Tutti questi effetti, se continuano per un periodo sufficientemente lungo, innescano uno stato “alterato” nel quale il corpo non è più in grado di funzionare normalmente. Nel tempo gli effetti si trasformano in sintomi e i sintomi in malattie, più o meno gravi, tra cui il burnout.
Il burnout è la malattia di chi vive uno sfasamento tra l’investimento professionale e il riconoscimento ricevuto.
Oltre a una pressione che diventa via via più forte, altri fattori scatenanti sono le difficoltà relazionali nel gruppo e la mancanza di feedback positivo. La mancanza di riconoscenza del lavoro svolto genera una disillusione professionale e uno sfinimento psichico e fisico: chi ne è afflitto si sente estenuato.
SINTOMI
I sintomi tipici di questa malattia possono essere:
Psicologici:
Fisici:
Tuttavia, è solamente dopo che si verifica il burnout che la persona collega (e nemmeno sempre) questi sintomi alla crisi, peraltro preannunciata dal corpo attraverso tantissimi segnali ai quali non si è accordata l’importanza dovuta.
Da una media approssimativa, si calcola che 1 lavoratore su 5 abbia sperimentato o stia preparando un “burnout”, indipendentemente dalla posizione gerarchica che ricopre all’interno dell’impresa per la quale lavora.
Di chi è la colpa? È necessario uscire dalla trappola del senso di colpa e non cercare un capro espiatorio: il vero colpevole è lo stress e, semmai, l’incapacità a gestirlo.
Ciò implica che tanto il dipendente quanto il datore di lavoro devono assumersi la loro parte di responsabilità e agire ognuno secondo il proprio livello.
Prevenzione e segnali d’allarme
L’individuo deve
Nell’impresa, il capo deve:
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